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Nella gamba gonfia c'è un killer silenzioso


In Europa muoiono ogni anno 550 mila persone perché la tromboflebite non viene riconosciuta in tempo


Parigi


Un killer silenzioso, un colpevole spesso non riconosciuto, di innumerevoli decessi. Ma un nemico da cui ci si può difendere con diagnosi tempestive e cure adeguate. Si tratta della trombosi venosa. Lo studio VITAE (VTE Impact Assessment Group in Europe), ha recentemente presentato al Cogresso Europeo di Medicina Interna (EFIM) gli allarmanti risultati delle indagini condotte in 25 Paesi europei.



Oltre 1 milione e mezzo di casi ogni anno, 543.500 morti, 435.000 casi di embolia polmonare e 684.000 casi documentati di trombosi venosa profonda.
"Questo studio ha dimostrato che la trombosi venosa uccide ogni anno più europei che il tumore al seno, il cancro alla prostata, l'Hiv/Aids e gli incidenti stradali messi insieme" commenta il professor Alexander Cohen, chirurgo presso la Guy's, King's & St. Thomas' School of Medicine di Londra, uno dei coordinatori di VITAE.



La trombosi venosa si verifica quando un vaso sanguigno viene bloccato da un "trombo", cioè un coagulo di sangue. Se il trombo ostruisce una vena profonda (avviene soprattutto negli arti inferiori), si parla di trombosi venosa profonda. Una sua grave complicanza è l'embolia polmonare, quando il coagulo sanguigno entra in circolo arrivando fino alle arterie polmonari. Tale embolia è spesso causa di morte.



A rischiare di più sono le persone sottoposte a interventi di chirurgia ortopedica e chirurgia oncologica. Ma anche malati costretti a lunghi periodi di forzata immobilità. Pericolo di trombosi venosa anche per predisposizione familiare, obesità, età avanzata. Specifica Giancarlo Agnelli, professore ordinario di Medicina Interna all'Università di Perugia, specialista che ha partecipato allo studio VITAE: "L'embolia polmonare è addirittura la seconda causa di morte nel paziente oncologico, al di fuori della progressione del tumore. Al primo posto ci sono le complicanze infettive. La trombosi venosa va dunque valutata seriamente. Anche se finora i mezzi di comunicazione non le hanno dedicato una grande attenzione".



In Italia l'incidenza della malattia è di 1,4 casi su mille abitanti (1 caso su mille di trombosi venosa profonda e 0,4 di embolia polmonare). "Si tratta di una situazione simile a quella degli altri Paesi europei. Quanto all'assistenza negli ospedali, direi che nel nostro Paese c'è una situazione molto variegata: disponiamo di centri di alto livello, ma anche di strutture meno efficienti", è l'analisi di Agnelli.


21/10/2005

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